Nastro trasportatore, 1996

Acciaio inox, nastro in PVC e motori elettrici
29 × 18,5 × 780 cm

n.3 elementi ciascuno 253,3 x 18,5 x 29,0 cm

Uno spazio espositivo in due stanze

Milano, 1996 Galleria Raffaella Cortese,

Il luogo
Le due stanze, luoghi di dimora o dello stare fermo, limitate una dall’altra, dalla parete divisoria si affacciano sul corridoio con il quale compongono l'intero spazio espositivo della Galleria.

L'opera
Il movimento collega le due camere. Si formalizza con un impianto per l’attraversamento, un nastro trasportatore in funzione con movimento elettromeccanico, orientato a bussola, nella direzione est-ovest. Il trasportatore crea un passaggio diretto dall’una all’altra stanza, attraverso una piccola e localizzata demolizione della parete divisoria.

Descrizione
Nastro trasportatore è costruito con tre elementi identici accostati tra loro a comporre un unico dispositivo. Ogni elemento è un nastro continuo, in PVC blu, ad anello, montato su due rulli alle estremità, di cui uno ha motricità elettromeccanica.
I motori dei tre elementi producono un suono che si diffonde nei due differenti spazi.
Il timbro differente è influenzato dai diversi materiali degli ambienti, ma la sonorità propagata uniforma lo spazio, perdura durante il funzionamento e si estingue solo con la disconnessione dalla rete elettrica.

Il rapporto con lo spazio
L'apertura attraverso la parete divisoria, di una breccia tra le due stanze, ha lo scopo di permettere il passaggio ma nello stesso momento demolisce le teorie tradizionali dell’esposizione.
Come un mezzo di produzione, l’impianto si muove ma è bloccato in un rapporto di dipendenza con l'architettura: l'allacciamento elettrico.
L'opera in due spazi, ha attitudini produttive latenti, consentirebbe il passaggio di materiali sfusi, oggetti forse da assemblare ma nulla è in carico.
Il nastro trasportatore è un’icona del lavoro produttivo, evoca la catena di montaggio del ‘900 che con il suo scorrere costringeva l’uomo a movimenti ripetitivi e meccanici.
In questa installazione il disinnesco del potenziale funzionale è dato dalla sua collocazione, dall’orientamento geografico, dal colore e dalle dimensioni.

Sabina Spada, Umberto Cavenago. Galleria Cortese, «Tema Celeste», nn. 59-60, Milano 1997

L’installazione realizzata da Umberto Cavenago per questa mostra consiste in un nastro trasportatore di colore blu, il quale, sempre in movimento, percorre lo spazio della galleria passando da un locale all’altro attraverso un buco nella parete. Il movimento – tema ricorrente dei lavori dell’artista – mette in comunicazione i due ambienti, invitando lo spettatore a muoversi dall’uno all’altro per poter ottenere una fruizione completa dell’opera. In tal modo, l’individuo e lo spazio espositivo vengono chiamati a far parte attivamente dell’opera, interagendo con essa e divenendo elementi essenziali alla sua esistenza.

Il lavoro, realizzato con materiali e tecnologie prettamente industriali, è stato rigorosamente progettato secondo le modalità richieste dalla produzione di manufatti tecnologici. Esso, tuttavia, viene privato di qualsiasi funzione ed è molto lontano dall’essere il simbolo di lavoro alienante, come potrebbe apparire da una analisi superficiale: sottratto all’utilità che possedeva in tempi moderni, posizionato secondo la traiettoria del sole, da est a ovest, il nastro perpetua il suo ciclico movimento, senza trasportatore alcunché. Diviene pertanto oggetto di una fruizione puramente estetica e veicolo di possibili riflessioni sullo statuto attuale dell’arte e della scultura, non più interpretabile, quest’ultima, quale statico oggetto di contemplazione. Il moto incessante, inoltre, fa sì che la dinamica spaziale sia immediatamente riconducibile a quella temporale: il nastro in movimento – sorta di meccanica clessidra – accompagna lo spettatore nello scorrere di un tempo regolato e segnato dall’elettricità, moderna fonte di energia che si affianca a quella solare, senza tuttavia sostituirla completamente, nella regolazione dei ritmi vitali dell’essere umano.

Installazione alla Galleria Raffaella Cortese, Milano

Photo © Antonio Maniscalco

Nastro trasportatore, 1996

Acciaio inox, nastro in PVC e motori elettrici
29 × 18,5 × 780 cm

n.3 elementi ciascuno 253,3 x 18,5 x 29,0 cm

Uno spazio espositivo in due stanze

Milano, 1996 Galleria Raffaella Cortese,

Il luogo
Le due stanze, luoghi di dimora o dello stare fermo, limitate una dall’altra, dalla parete divisoria si affacciano sul corridoio con il quale compongono l'intero spazio espositivo della Galleria.

L'opera
Il movimento collega le due camere. Si formalizza con un impianto per l’attraversamento, un nastro trasportatore in funzione con movimento elettromeccanico, orientato a bussola, nella direzione est-ovest. Il trasportatore crea un passaggio diretto dall’una all’altra stanza, attraverso una piccola e localizzata demolizione della parete divisoria.

Descrizione
Nastro trasportatore è costruito con tre elementi identici accostati tra loro a comporre un unico dispositivo. Ogni elemento è un nastro continuo, in PVC blu, ad anello, montato su due rulli alle estremità, di cui uno ha motricità elettromeccanica.
I motori dei tre elementi producono un suono che si diffonde nei due differenti spazi.
Il timbro differente è influenzato dai diversi materiali degli ambienti, ma la sonorità propagata uniforma lo spazio, perdura durante il funzionamento e si estingue solo con la disconnessione dalla rete elettrica.

Il rapporto con lo spazio
L'apertura attraverso la parete divisoria, di una breccia tra le due stanze, ha lo scopo di permettere il passaggio ma nello stesso momento demolisce le teorie tradizionali dell’esposizione.
Come un mezzo di produzione, l’impianto si muove ma è bloccato in un rapporto di dipendenza con l'architettura: l'allacciamento elettrico.
L'opera in due spazi, ha attitudini produttive latenti, consentirebbe il passaggio di materiali sfusi, oggetti forse da assemblare ma nulla è in carico.
Il nastro trasportatore è un’icona del lavoro produttivo, evoca la catena di montaggio del ‘900 che con il suo scorrere costringeva l’uomo a movimenti ripetitivi e meccanici.
In questa installazione il disinnesco del potenziale funzionale è dato dalla sua collocazione, dall’orientamento geografico, dal colore e dalle dimensioni.

Sabina Spada, Umberto Cavenago. Galleria Cortese, «Tema Celeste», nn. 59-60, Milano 1997

L’installazione realizzata da Umberto Cavenago per questa mostra consiste in un nastro trasportatore di colore blu, il quale, sempre in movimento, percorre lo spazio della galleria passando da un locale all’altro attraverso un buco nella parete. Il movimento – tema ricorrente dei lavori dell’artista – mette in comunicazione i due ambienti, invitando lo spettatore a muoversi dall’uno all’altro per poter ottenere una fruizione completa dell’opera. In tal modo, l’individuo e lo spazio espositivo vengono chiamati a far parte attivamente dell’opera, interagendo con essa e divenendo elementi essenziali alla sua esistenza.

Il lavoro, realizzato con materiali e tecnologie prettamente industriali, è stato rigorosamente progettato secondo le modalità richieste dalla produzione di manufatti tecnologici. Esso, tuttavia, viene privato di qualsiasi funzione ed è molto lontano dall’essere il simbolo di lavoro alienante, come potrebbe apparire da una analisi superficiale: sottratto all’utilità che possedeva in tempi moderni, posizionato secondo la traiettoria del sole, da est a ovest, il nastro perpetua il suo ciclico movimento, senza trasportatore alcunché. Diviene pertanto oggetto di una fruizione puramente estetica e veicolo di possibili riflessioni sullo statuto attuale dell’arte e della scultura, non più interpretabile, quest’ultima, quale statico oggetto di contemplazione. Il moto incessante, inoltre, fa sì che la dinamica spaziale sia immediatamente riconducibile a quella temporale: il nastro in movimento – sorta di meccanica clessidra – accompagna lo spettatore nello scorrere di un tempo regolato e segnato dall’elettricità, moderna fonte di energia che si affianca a quella solare, senza tuttavia sostituirla completamente, nella regolazione dei ritmi vitali dell’essere umano.

Installazione alla Galleria Raffaella Cortese, Milano

Photo © Antonio Maniscalco

Installazione alla Galleria Raffaella Cortese, Milano

Photo © Antonio Maniscalco

Installazione alla Galleria La Giarina, Verona

Photo © Antonio Maniscalco

Installazione alla Galleria Raffaella Cortese, Milano

Photo © Giorgio Colombo

Installazione alla Galleria Raffaella Cortese, Milano

Photo © Giorgio Colombo

Installazione alla Galleria Raffaella Cortese, Milano

Photo © Giorgio Colombo

Installazione alla Galleria Raffaella Cortese, Milano

Photo © Giorgio Colombo

Installazione alla Galleria Raffaella Cortese, Milano

Photo © Giorgio Colombo

Installazione alla Galleria Raffaella Cortese, Milano

Photo © Giorgio Colombo

Installazione alla Galleria Raffaella Cortese, Milano

Photo © Giorgio Colombo

Installazione alla Galleria Raffaella Cortese, Milano

Photo © Giorgio Colombo